Il “Dodicesimo Incontro” nel 2017 ha avuto tre momenti fondamentali:
1) presentazione di una relazione sulla formazione per il turismo e di alcuni spunti di discussione da parte della prof.ssa Laura Grassini (Università di Firenze);
2) momento di discussione dei presenti;
3) intervento del dott. Francesco Tapinassi, Dirigente della Direzione Generale Turismo del MiBACT.
I partecipanti alla riunione (Presidenti o Delegati) sono stati numerosi, provenienti dalle seguenti Università (anche più di uno per ateneo): Bari, Bergamo, Catania, Europea di Roma, Firenze, Genova, Libera Università di Bolzano, Messina, Molise, Padova, Palermo, Roma Tor Vergata, Sassari, Teramo.
1) Nella sua presentazione, la prof.ssa Grassini ha illustrato la situazione attuale dell’offerta di formazione in Italia, considerando i Corsi di Laurea di primo e secondo livello, Master, ITS e IFTS che coinvolgono le Università.
L’offerta triennale è basata in prevalenza sulla classe L-15 (16 Corsi di Laurea) o su classi di ambito economico (L-33). Il numero di iscritti è andato aumentando nel corso del triennio 2013-2015. L’offerta magistrale è basata prevalentemente sulla classe LM-49, ma ci sono corsi facenti riferimento al turismo anche in altre classi (aziendale, beni culturali, ecc.). Le iscrizioni alla Laurea Magistrale LM-49 denotano un trend leggermente decrescente dovuto verosimilmente anche alla disattivazione di alcuni corsi.
I dati AlmaLaurea sui laureati L-15 e LM-49 (a distanza di un anno e a distanza di tre anni) segnalano una soddisfazione inferiore a quella generale, ma evidenziano buone performance sul mercato del lavoro, anche se vengono utilizzate solo in parte le competenze acquisite.
L’offerta di Master universitari è rivolta esclusivamente ai laureati di primo livello (con una eccezione). I contenuti dei Master spaziano su tutti i temi del turismo: ruoli manageriali e imprenditoriali nel settore ricettivo, dei trasporti, nell’organizzazione di eventi, per lo sviluppo di prodotti turistici territoriali ecc.
Da ricerche recenti sul mercato del turismo (vedere link http://bit.ly/2p7WSpG), si segnala per l’Italia una carenza di visione strategica dovuta, verosimilmente, ad elementi strutturali del sistema (in particolare la piccola dimensione delle imprese e la gestione a livello familiare). I datori di lavoro sono poco propensi ad assumere laureati: si ritiene che l’esperienza di lavoro sia molto più importante dell’istruzione superiore. Inoltre, anche se si riconosce che la soddisfazione del cliente viene realizzata con lavoratori motivati e professionali, in realtà c’è scarsa attenzione alla formazione per le competenze elevate.
2) La discussione ha avuto come principale oggetto sia la comunicazione da parte dei vari Presidenti di attività, nuove attivazioni ecc. ma anche l’analisi dei punti di forza e di debolezza nonché minacce e opportunità dei corsi universitari in turismo. I principali punti emersi sono i seguenti.
Il prof. Vito R. Santamato, Università di Bari, sottolinea le difficoltà nell’erogazione delle lingue straniere. Si tratta di un problema generale, che investe anche altri atenei che hanno visto diminuire il numero di docenti di lingua. Questa situazione ha generato concorrenza fra dipartimenti e non si trova un coordinamento a livello più alto (ateneo). La difficoltà di gestire corsi interdisciplinari all’indomani della riforma 270 era peraltro stata già sottolineata nella riunione del 2016.
La prof.ssa Miranda Cuffaro, Università di Palermo, testimonia di aver avuto qualche difficoltà a collaborare con docenti di materie umanistiche e sociologiche nonché con gli stakeholder, nonostante sia stato attivato un Corso Magistrale in collaborazione con l’Università della Florida che fornisce anche il doppio titolo.
Nel suo intervento, il prof. Nicolò Costa, Università di Roma Tor Vergata, ribadisce come questo genere di problemi segnalati dai colleghi derivino da aspetti istituzionali legati anche alla tendenza a formare dipartimenti monodisciplinari, che difficilmente si coordinano fra loro. Segnala inoltre come l’internazionalizzazione dei corsi non abbia ancora prodotto risultati soddisfacenti: non si attraggono studenti stranieri di elevata qualità, ma, soprattutto, pochi laureati italiani lavorano per i big players internazionali. Anche l’insegnamento in lingua inglese potrebbe essere un punto di debolezza perché molti stranieri sono interessati alla lingua e cultura italiana. Su questo punto, dello stesso parere si è espressa la prof.ssa Marina Faccioli, Università di Roma Tor Vergata.
Il prof. Fabrizio Antolini, Università di Teramo, dichiara che l’attivazione di percorsi sul turismo in lauree di materie economiche (es. nella classe 33) ha un maggior impatto a fini lavorativi. Anche il prof. Giuseppe Avena, Università di Messina, concorda con questa opinione e informa che è stato attivato un corso interclasse con LM-77 per la Laurea Magistrale in turismo.
Alla fine della discussione emerge, ancora e con forza, il problema del riconoscimento del valore legale delle lauree L-15 e LM.49 nei concorsi pubblici. Su questo punto il prof. Rossano Pazzagli dell’Università del Molise ha fatto pervenire una nota scritta in cui segnala una situazione ormai a tutti ben note: lo squilibrio fra settore pubblico e privato nell’assunzione di personale nel turismo. Nel settore privato, i laureati in turismo sono apprezzati mentre i bandi di concorso della PA non considerano le classi di laurea in turismo oppure usano le terminologie dei vecchi ordinamenti quadriennali ignorando di fatto non solo la riforma DM 270/04 ma anche la DM 509/99. In altri bandi della PA, l’accesso è libero a tutte le lauree, e quindi non viene attribuito il giusto valore ad una formazione specifica per il turismo.
Alla riunione era presente anche Leonardo Sala, studente della triennale L-15, che ha fatto richiesta alla SISTUR di agire concretamente presso il MIUR.
Il Presidente della SISTUR prof. Antonio Giusti e altri convenuti ribadiscono come nel 2015, in occasione dell’incontro di Pietrarsa, sia stato chiesto un tavolo di lavoro con il MIUR, ma che ancora non si è concretizzato niente di tutto ciò.
3) L’intervento del dott. Francesco Tapinassi del MiBACT ha inizialmente avuto come oggetto la descrizione del Piano Strategico Nazionale del Turismo e, specificatamente, delle modalità di stesura di detto piano che hanno visto la partecipazione di numerosissimi stakeholder. In questo modo, il turismo è stato realmente collocato ai primi posti della politica economica del Governo ed è cambiato l’atteggiamento degli interlocutori. Il clima di collaborazione è stato molto buono, e il risultato è quello di un concreto documento programmatico, che prevede anche un sistema di misurazione dell’efficacia. Anche le Regioni stanno procedendo nello stesso modo: stesura di piani strategici mediante l’ampia concertazione e collaborazione degli stakeholder.
Questo processo ha messo in luce l’importanza delle attività di dialogo sociale a livelle territoriale, che è un punto di partenza per lavorare efficacemente e concretamente per lo sviluppo sostenibile del turismo. Ci sono esperienze concrete già in maturazione come gli osservatori turistici di destinazione della Regione Toscana. Le istanze di sostenibilità richiedono lo sviluppo di una knowledge based view della destinazione. In altre parole, è necessario sviluppare un sistema di conoscenze e competenze che consenta di reagire in modo dinamico ai i cambiamenti dell’ambiente. Un modo concreto per andare in questa direzione è quello di mettere a sistema tutto ciò che contribuisce a far conoscere i fenomeni legati al turismo.
Sul piano della formazione, il dott. Tapinassi ha sottolineato la necessità non solo di titoli di studio a livello universitario, ma che il mercato richiede fortemente un’azione di formazione continua. Il settore del turismo è costantemente in cambiamento con tempi drammaticamente rapidi: un flusso inarrestabile di nuovi saperi, fra i quali la conoscenza delle lingue è un elemento fondamentale per la competizione internazionale. Lavorare nel turismo oggi richiede competenze elevate che riguardano essenzialmente approcci al problem solving e alla padronanza delle lingue.
In chiusura, infine, viene auspicata da tutti una maggiore collaborazione fra MiBACT e SISTUR.